La festa di Sant'Agata a Catania
Fra le ricorrenze più sentite del cattolicesimo nel mondo contemporaneo
si segnala per la sua imponenza a Catania la Festa di Sant’Agata, la giovane discendente
da nobile famiglia siciliana che il 5 febbraio del 251 d.C. trovò prematura morte
tra indicibili torture; la vergine, infatti, subì l’efferata asportazione delle mammelle e il violento
supplizio dei carboni accesi per non avere ceduto alle ripetute ed insistenti profferte
del proconsole di Roma Quinziano, allora prefetto dell’imperatore Decio nell’isola.
Dall’anno successivo ebbe inizio la venerazione di Agata, elevata presto agli onori
degli altari da Papa Cornelio, con grandiose esequie protratte con alterne vicende
dal 3 al 5 febbraio e il 17 agosto di ciascun anno: le due date indicano rispettivamente i giorni
del martirio e il ritorno in Sicilia da Costantinopoli delle sue spoglie, già trafugate nel 1040 dal condottiero
bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra.
Fin dall’alba di ogni 3 febbraio i resti mortali della Santa, sistemati in un gigantescocarro trionfale, sono preceduti, in un intricato percorso che si dirama lungo le vie del capoluogo
etneo, da enormi e pesantissimi ceri singolarmente inseriti in strutture lignee raffiguranti gli episodi
salienti della vita della giovane. Il carro, trainato con corde da robusti portatori, procede in perfetta
fusione con le migliaia di fedeli che si accalcano per assistere alla processione; in un mix indissolubile
di sacro e profano, gli inni popolari, accompagnati dalle innumerevoli bande, si mescolano alle grida
dei venditori di semi di zucca e di arachidi. La manifestazione, in forma più contenuta, si ripete e si rinnova
nella pienezza dell’estate il 17 di ogni agosto.
A celebrare la prestigiosa manifestazione catanese si ammirano qui le immagini in bianco-nero
di uno fra i più bravi reporter italiani, Marcello Tramandoni, che in ogni angolo del pianeta continua
con la sua arte ad immortalare folklore, paesaggi e costumi, portando a conoscenza di tutti quanto
di più significativo è possibile registrare e conservare per le generazioni presenti e future.
Maurizio Vento